Piero Scandura nella recente produzione artistica della serie Stanze sembra indagare proprio i nonluoghi, strappandoli al loro anonimato e raffigurandoli sulla tela. Il suo approccio è intimistico, quasi metafisico e surreale, proteso verso una dimensione estetica ed emozionale. Interesse che si amplia con naturalezza verso l’architettura, la grafica e il design. Infatti sono proprio gli oggetti di design – sedie, divani, poltrone, chaise longue – a creare il punctum dell’intera composizione rendendola estraniata ed estraniante al contempo. Oggetti con i quali facilmente lo spettatore – abituale frequentatore di nonluoghi – instaura un processo di identificazione, alienazione e solitudine.
Nella mostra in corso l’artista e il curatore alla ricerca di un sottile gioco intellettuale e ossimorico hanno collocato le Stanze all’interno di uno spazio – come la Sala degli specchi e degli Svizzeri – dalle fortissime connotazioni storiche e antropologiche. Una compresenza inusitata e fortemente spiazzante, quasi alla ricerca di una terza identità ancora da definire.
Per accentuare ulteriormente il contrasto, oltre alle pitture, alcune installazioni che invadono lo spazio concorrono al rafforzamento del binomio antitetico luogo-nonluogo
A cura di Cinzia COMPALATI